Nei primi giorni di dicembre sono andata a Bruxelles per porre il progetto dell' "autostrada” del mare all'attenzione dell'Europa. Ho parlato a lungo con il vice Presidente del Parlamento Europeo, Fabio Massimo Castaldo, e dal colloquio è scaturito un lavoro che vedrà coinvolti anche alcuni suoi stretti collaboratori specializzati sull’argomento.
Stiamo parlando di quella Europa che ha previsto la partecipazione degli Stati appartenenti all'Unione per contribuire alla costruzione di “Natura 2000”, il principale strumento della politica dell'Unione Europea per la conservazione della biodiversità. Natura 2000 è, infatti, una rete ecologica diffusa su tutto il territorio europeo per garantire il mantenimento a lungo termine degli habitat naturali e delle specie di flora e fauna minacciati, o rari, a livello comunitario. Con l'obiettivo non è solo quello di conservare gli habitat naturali, ma anche quelli seminaturali (come le aree ad agricoltura tradizionale, i boschi utilizzati, i pascoli, ecc.), ovvero le aree maggiormente sottoposte all'attività umana. All'interno di tale programma, gli Stati membri sono invitati a mantenere - o all'occorrenza sviluppare - tali elementi per migliorare la coerenza ecologica della rete “Natura 2000”.
Ecco, dunque, che mal si coniuga quanto disegnato all'interno delle direttive europee con la decisione siglata dall'amministrazione Del Ghingaro di voler attuare un'opera di impatto devastante su un territorio che insiste ai bordi di un'area protetta. Operazione che sicuramente avrà notevoli effetti su una larga porzione di territorio andando ad alterare equilibri già di per sé precari e gestiti a fatica per la odierna attività umana sul territorio. Una partita molto delicata che si gioca ogni giorno, sulla quale appunto si vuol mettere il carico da novanta del maxi intervento dell'asse di penetrazione. Non ci dimentichiamo per esempio che già il piano di zonizzazione acustica comunale indicava una fascia interna al Parco interessata da un inquinamento acustico non confacente ai parametri richiesti all'interno di un'area protetta, come ho rimarcato durante l’ultimo Consiglio Comunale.
Dunque invece che proteggere e migliorare le condizioni di quelle aree e di quei siti andando avanti sulla strada tracciata dall'Europa, si preferisce cementificare e stravolgere un territorio in nome di uno sviluppo che non necessita di questa opera faraonica, mancando i presupposti per i quali invece tale opera è invocata e per la quale si richiede un tale sacrificio di consumo del territorio, che sono quelli di dare maggiore impulso all'area portuale, fortemente ridimensionata per questioni logistiche, legate alla poca profondità dei fondali, al recente spostamento di numerose attività per la mancanza di spazi adeguati, e per l'inconsistente valenza turistico commerciale di un porto ridotto ai minimi termini per quanto riguarda la qualità delle attrezzature e dei servizi.
E' dunque ben chiaro che per le aree protette e per le aree contigue esistono specifici vincoli e leggi legati alla loro determinazione e per la loro manutenzione, che vanno ad incidere sulle scelte urbanistiche che direttamente o indirettamente le possono interessare. Da qui la necessità, quando si va a toccare certi equilibri delicati, di una valutazione di incidenza. I proponenti di interventi non direttamente connessi e necessari al mantenimento di uno stato di conservazione soddisfacente delle specie e degli habitat presenti sul sito, ma che possono avere incidenze significative sul sito stesso singolarmente o congiuntamente ad altri interventi, presentano ai fini della valutazione di incidenza uno studio volto ad individuare e valutare, secondo certi indirizzi, i principali effetti che detti interventi possono avere sull'area. Tenuto conto degli obiettivi di conservazione dei medesimi. La valutazione di incidenza è, quindi, il procedimento preventivo che necessariamente ogni piano, o programma, o progetto, deve avere affinché vengano valutate eventuali incidenze significative su siti esistenti o potenziali elencati nella Rete “Natura 2000”, singolarmente o congiuntamente ad altrui piani e progetti, tenendo conto dei principi di conservazione e tutela del sito stesso.
Un'attenta valutazione dell'opera, tenendo in considerazione eventuali impatti e stato di conservazione degli habitat e delle specie presenti, è da applicare a tutti gli strumenti di pianificazione del territorio aventi effetti sui siti, insieme alla dimostrazione dell'impossibilità di trovare soluzioni alternative ed esplicitando bene le misure compensative da adottare: sono le prime cose da fare, avendo la certezza che l'opera non pregiudicherà l'integrità del sito, e tenendo comunque conto dell'opinione pubblica. Opinione pubblica che in questo caso, e lo dicono le persone che si sono riunite in comitati e che hanno detto no al progetto anche in occasione della presentazione alla cittadinanza, vorrebbe una soluzione meno impattante sul territorio, che agevoli il traffico ma che non voglia dire cementificare la pineta buttando giù addirittura una palazzina. La realizzazione di rotonde e l'alleggerimento del traffico attraverso uno studio e una rivisitazione dei sensi unici all'interno della viabilità esistente, con l'attivazione di un servizio pubblico efficiente magari a basso impatto ambientale per traghettare i turisti verso le spiagge di Levante è la strada da seguire se si vuol procedere nell'ottica di Rete Natura e sulla linea delle direttive europee sulla conservazione dell'ecosistema.
Quindi dov'è la valutazione di incidenza di tale progetto? Se non ce l'abbiamo diventa persino inutile iniziare a parlare di una tale opera, per di più quando al momento abbiamo in mano solo una valutazione di impatto ambientale relativamente al piano del porto che tra l'altro ha dato un parere negativo al progetto. Anche solo lambendo queste aree ci chiediamo come non possa un intervento di tale portata interessarle seppur indirettamente e quindi riversare su di esse i propri effetti devastanti. Siamo solo all'atto di indirizzo dell'asse di penetrazione, ma il Movimento 5 Stelle si è già mosso con i propri rappresentanti in Commissione, i quali stanno lavorando per verificare l'opportunità di impugnare il progetto davanti alla Corte Europea, il che potrebbe generare un'infrazione comunitaria da parte di quella Europa dalla quale abbiamo ricevuto i finanziamenti per la tutela e il miglioramento di quelle are. Le stesse che il nostro sindaco vorrebbe invece deturpare.
Voglio inoltre ricordare la questione del taglio selvaggio dei pini costato di recente multe a sindaco e aziende appaltatrici per la mancata corrispondenza dei lavori effettuati rispetto al nullaosta rilasciato dall'Ente Parco ed alle norme forestali vigenti. Nullaosta che anche in questo caso fissava regole ferree ed imponeva particolare attenzione e sorveglianza nell'azione costata invece il taglio di essenze di pino ancora in vegetazione. Risultato procurato: un ulteriore danneggiamento dell'ambiente naturale sottoposto a particolare tutela, e affari d'oro a chi ha venduto il legname senza neppure rispettare la clausola del contratto siglato con il comune che prevedeva un report quantitativo del materiale legnoso asportato.
Con il vice Presidente Castaldo, infine, ho parlato anche di altre vicende legate allo sviluppo del nostro territorio, al lavoro e alla sicurezza. Non appena ci saranno risposte più concrete sarà cura del Movimento Cinque Stelle, e mia come portavoce in consiglio comunale, dare conto di tutti i passaggi.
Annamaria Pacilio
Consigliere M5S Viareggio