Dall'avvento della aziendalizzalizzazione delle Asl, a partire dagli anni '90 , si è' assistito
a un continuo ridimensionamento delle strutture e prestazioni sanitarie in nome del budget , se infatti l'obiettivo formale da perseguire dovrebbe essere la salute della gente, l'obiettivo reale è diventato solo l’equilibrio di bilancio, la gestione delle compatibilità, il risparmio a tutti i costi, in questo modo l'"appropriatezza" delle prestazioni diagnostiche e terapeutiche e la definizione degli standard ospedalieri hanno finito per tradursi spesso in una riduzione e in un razionamento delle prestazioni erogate; ciò mentre nel contempo si assisteva ai tentativi di una progressiva riduzione degli sprechi, del malaffare e delle ruberie, mediante centralizzazione degli acquisti e applicazione di costi standard che non hanno portato ai risultati auspicati; tutto questo andando avanti con una riduzione del costo del personale sanitario, blocchi del turnover e piani di rientro dettati dalla Regione.
Proprio l'affermazione del centralismo regionale , che punta ad aziende sanitarie sempre più vaste, ha determinato una divisione profonda tra le popolazioni e le strutture sanitarie ingenerando un costante clima di conflitti e contrapposizioni, lasciando che i cittadini e gli operatori facessero le spese di questa riorganizzazione.
Il diritto alla cura e alla salute inteso come reale partecipazione democratica delle popolazioni alla governance del sistema sanitario nel territorio è stato sacrificato in nome di una logica di pianificazione aziendalistica ed efficientistica, che ha una propria valenza nella ristrutturazione della rete ospedaliera, nel recupero della coscienza economica del sistema, ma che si è rivelata fallimentare, e basta vedere cosa sta succedendo all'ospedale unico.
Conseguenze di tali politiche "efficientistiche" sono state che i due attori protagonisti della medicina sono diventati assolutamente marginali: il paziente è una comparsa che può solo sperare di ricevere la prestazione adeguata, venendo sempre più' spronato dallo stesso sistema a orientarsi verso il privato , mentre gli operatori sanitari vengono considerati dalle aziende solo dei costi da contenere e dei meri esecutori di ordini che devono sottostare a mille procedure e norme burocratiche senza autonomia ma con tutte le responsabilità' del caso.
Siamo dell'avviso che tale processo di costruzione della Salute nel territorio, in cui l'aziendalizzazione del SSN ha rivelato tutta la sua inadeguatezza, va ripreso basandosi sul principio della Salute come diritto universale , democratico e costituzionale prevedendo una partecipazione attiva delle persone e delle comunita' locali nella governance della sanita' territoriale ; il paziente non può essere "l'oggetto" da sottoporre alle cure, ma al contrario deve essere "il soggetto protagonista" del proprio percorso di cura e salute.
La Salute non è solo la difesa dalla malattia ma è il benessere fisico psichico e sociale, risultante di un processo di equilibrio da costruire tra la persona/popolazione e l'ambiente (umano, fisico, biologico, sociale) che lo circonda. Dobbiamo capovolgere il paradigma: l'azienda deve finalmente adattarsi alla complessità sanitaria, non come oggi accade, il contrario.
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