giovedì 7 aprile 2016

Parte da Viareggio la battaglia per tutti i Marittimi


Versilia, terra di marinai e naviganti.. mentre cala il sipario su ”Yare”, l'esclusivo evento business dedicato al settore dei superyacht, tutto paillettes e lustrini col suo seguito di supercomandanti e megayacht, shopping tour, cene di gala, test drive, cocktail e aperitivi, a metà tra la Versilia e Marina di Carrara, chiediamoci magari come mai quest'anno stando ai dati forniti dalla kermesse si conta una maggiore presenza di comandanti stranieri..forse perché i nostri stanno sparendo?
Parte infatti proprio da Viareggio il monito al Governo per la tutela dei diritti dei lavoratori marittimi, un monito che arriva fino in Europa. Il Movimento 5 Stelle Viareggio si è infatti reso portavoce del malessere del comparto prestando ascolto alle rimostranze dell’associazione dei Lavoratori Marittimi della Costa Tirrenica che ha ingaggiato un vero e proprio testa a testa con il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti  per  portare avanti una lotta contro le ingiustizie di una normativa mutuata sì dall’Europa, ma declinata dall’Italia in modo distorto e penalizzante con paletti e restrizioni che di fatto tagliano le gambe ai nostri lavoratori del mare: dopo aver promosso una raccolta di firme, una serie di incontri e dibattiti sul campo per portare all’attenzione dei lavoratori e delle Istituzioni quanto sta accadendo e rischia di creare l’effetto di un maremoto sul fronte occupazionale,  l’associazione versiliese ha cercato di far fronte comune tra i lavoratori del settore promuovendo la costituzione del Coordinamento Nazionale Marittimi 3 Febbraio nato sulla spinta della manifestazione che quest’inverno ha portato a Porto Santo Stefano centinaia di lavoratori del mare, fianco a fianco nella difesa dei loro diritti.
Una protesta quella capitanata dall’associazione Lmct che è stata spalleggiata dal Movimento 5 Stelle Viareggio tramite il passaggio del testimone al deputato Luigi Gallo promotore di una fervida attività parlamentare insieme al senatore Sergio Puglia in difesa dei diritti dei marittimi, e all’europarlamentare Fabio Massimo Castaldo che di recente ha portato a Bruxelles le istanze dei lavoratori italiani.
E se da una parte il Governo continua a varare decreti e circolari che proseguono sulla via della vessazione dei marittimi di casa nostra, dall’altra, il Movimento 5 Stelle nella Capitale continua a far pressione sul governo, passando attraverso un audit che in autunno ha riunito a Montecitorio le diverse associazioni di categoria alla presenza della dirigenza del Mit, per approdare a un’interrogazione e una mozione presentata da Luigi Gallo per salvaguardare i diritti dei lavoratori. 
Mettendo l’accento sulla  necessità di un confronto utile con le categorie di lavoratori marittimi  prima dell’emanazione di eventuali decreti attuativi tenendo conto dell’ evoluzione del mercato dei lavoro, con la richiesta di salvaguardare i diritti di tutti i marittimi italiani affinché non si ritrovino, loro malgrado in una condizione di svantaggio rispetto ai colleghi stranieri. 
Manifestando il bisogno di rendere operativo e funzionante l’osservatorio del mercato del lavoro marittimo previsto per legge e di lavorare per il ripristino dei titoli professionali e le relative equipollenze, adeguando negli istituti nautici la qualità dei sistemi di istruzione agli standard formativi definiti a livello internazionale, ragion per cui l’Italia è stata tra l’altro sottoposta a procedura di infrazione da parte dell’Unione Europea. 
Insistendo poi sull’opportunità di far rientrare il settore tra i lavori usuranti, di legare gli incentivi per gli armatori alle assunzioni dei marittimi italiani così come i guadagni dei raccomandatari proporzionalmente allo stipendio dei lavoratori, facendo in modo che il Governo si adoperi per l’eliminazione delle discriminazioni in materia di impiego e occupazione, come stabilito dalle convenzioni internazionali, anche tramite l’introduzione per i marittimi di un salario minimo obbligatorio, cancellando la separazione di carriera dei lavoratori del mercantile e diporto. 
E se da una parte diventa prioritario conoscere quali sono i punti di discrimine tra la certificazione internazionale e quella rilasciata in Italia, di fatto non riconosciuta fuori dai confini nazionali, che si configura come un vero e proprio falso di Stato, argomento davanti al quale, alla richiesta di spiegazioni,  la dirigenza del Ministero è rimasta assai vaga, ecco che non si può ulteriormente procrastinare di mettere finalmente mano alle storture che rendono le procedure di rinnovo dei certificati internazionali per i marittimi italiani particolarmente difficoltose e gravose lasciando gli stessi alle soglie dell’entrata in vigore degli Emendamenti di Manila, a fine 2016, in una situazione di profonda incertezza e confusione. 
Così succede che la normativa italiana richieda nuovamente parametri nettamente più esigenti rispetto a quelli fissati dalla normativa europea per ottenere il rinnovo del certificato Imo che, solo, dà diritto all'esercizio della professione - con particolare riferimento ai periodi di lavoro e al tipo di attività svolta – quando nessuna distinzione discriminante è inserita nella normativa internazionale, così che per i marittimi italiani ottenere il rinnovo dei certificati internazionali, nonostante i corsi di aggiornamento fatti e l’esperienza e la competenza acquisita nel tempo, sta diventando una corsa ad ostacoli non potendo gli stessi far valere il cumulo del lavoro svolto su diverse tipologie di navigazione e di impiego equivalente, e per non aver maturato periodi abbastanza lunghi di attività (secondo parametri rigidi e restrittivi che assolutamente non sono previsti nella normativa europea ma che affiorano nei meandri di quella “nostrana”):  l’effetto devastante è che di fatto l’Italia chiude in faccia per sempre ai suoi lavoratori la possibilità di impiego in un settore che li ha visti fino a quel momento protagonisti, trattandosi di personale titolato, con una lunga carriera alle spalle e un curriculum di tutto rispetto. 
E così mentre il Governo, nonostante il pressing dei pentastellati nicchia e tira avanti per la sua strada facendo orecchie da mercante, la causa dei marittimi sbarca in Europa grazie a Fabio Massimo Castaldo. 
L’eurodeputato del Movimento 5 Stelle ha infatti presentato recentemente un’interrogazione alla commissione europea sulla situazione della gente di mare chiedendo che l’Italia si adegui alla normativa europea internazionale e ponga rimedio alla discriminazione che penalizza i lavoratori italiani rispetto ai colleghi degli altri paesi dell’Unione Europea, e non solo. 
E’ inammissibile che invece di difendere i diritti dei marittimi italiani lo Stato faccia di tutto per metterli alla berlina, sembra che sia addirittura in atto una sistematica operazione di sabotaggio della professione, attaccata da ogni fronte: nautici declassati, accademie del mare che diventano fondazioni private a pagamento, mentre lo Stato Italiano e le maggiori istituzioni marittime finanziano scuole di formazione nelle Filippine, un sistema di regole che di fatto agevola l’imbarco di personale estero; resta da capire a chi giova tutto questo, probabilmente ai grandi interessi delle lobby e dei centri di potere, ai grandi armatori che si assicurano il personale straniero per poche migliaia di euro, alle agenzie che “vendono” a costi esorbitanti i titoli inglesi del diporto più facilmente spendibili sul mercato del lavoro, a quei centri di training riconosciuti dal Ministero, “ben ammanigliati”, che sfornano corsi di addestramento pagati di tasca propria dai marittimi a peso d’oro: ecco come grazie allo Stato la marineria italiana ha perso letteralmente la bussola. Il Movimento 5 Stelle starà al fianco dei marittimi in questa lotta per cercare di assicurare un futuro a una categoria di lavoratori di grande tradizione che riveste da sempre un ruolo strategico per l’economia del nostro Paese, una risorsa da valorizzare e non da depredare, restituendo loro la dignità che meritano. 

MoVimento 5 Stelle Viareggio

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