Quando si parla dell’affidamento di un incarico da parte di una pubblica amministrazione, o di una sua partecipata, l’unica cosa che può salvaguardare tutti - in primis quelli che il lavoro lo pagano, ovvero i cittadini, ma anche quella parte della cittadinanza che con quel lavoro ci campa, le ditte e i lavoratori interessati a questa chance di impiego - è il rispetto della legge; che non significa favorire taluni a discapito di altri per ragioni che poco hanno a che fare con il bene pubblico, ma semmai garantire a chi partecipa ad appalti pubblici (in particolar modo quelli maggiormente a “rischio inciucio”, senza la pubblicazione del bando di gara) la puntuale applicazione della normativa vigente: un’efficace autolimitazione della propria discrezionalità, principi di trasparenza, rotazione e parità di trattamento.
Non si tratta quindi di una guerra di campanili e nemmeno di una gara al ribasso: al ribasso della dignità e delle tutele (contrattuali) delle maestranze, e delle garanzie di corretta esecuzione del lavoro per il contribuente, questo nessuno se lo può permettere, neppure un comune in dissesto come Viareggio. Ecco che davanti al polverone sollevato per l’aggiudicazione dell’incarico di allestimento e smontaggio del circuito del Carnevale a una ditta di Firenze ci chiediamo com’è stata gestita questa operazione. Operazione i cui effetti sono quelli di un film ad alta tensione: da una parte c’è chi guarda con preoccupazione alla calata dei “nuovi conquistatori” gridando allo scandalo, dall’altra chi scava trincee insieme agli operai che ormai da anni montano e smontano le tribune di Re Carnevale, e adesso, un po’ come i precari di lungo corso, ovviamente non ci stanno ad essere scaricati su due piedi dall’arrivo di nuove leve, targate - sarà un caso – Firenze, come il maggiore azionista del Carnevale, il governatore della Toscana Enrico Rossi, e il suo commissario Pozzoli, arrivato a Viareggio per mettere in ordine i conti di Burlamacco; Pozzoli, il “caro” prof che il nostro Sindaco ha voluto rimanesse a farci compagnia oltre il tempo previsto, con un esborso complessivo di denaro pubblico, da quando è arrivato, di 166 mila euro, riconfermato al suo posto nonostante il flop del Carnevale estivo: rinunciando alla sua dipartita, e alla relativa nomina dei nuovi vertici della Fondazione, remunerati con i soli gettoni di presenza, abbiamo detto addio a quasi 100 mila euro di risparmio sulla macchina amministrativa dell’Ente.
Torniamo alla gara d’appalto, andando un po’ a fondo nella questione, vediamo che ce ne sono di cose che non tornano: tanto più se guardiamo alle regole ben precise ed inderogabili che la Fondazione Carnevale è tenuta a rispettare in quanto ente finanziato con soldi pubblici (come ha sancito il Consiglio di Stato, sez. V, con la decisione 12/10/2010, n. 7393), ovvero le norme di evidenza pubblica dettate dalla disciplina comunitaria e dalla normativa nazionale di attuazione, ai sensi dell’art. 3, comma 26, d.lgs. n. 163 del 2006 (Codice dei contratti pubblici).
Il prof. Pozzoli ha da ultimo tenuto a precisare che la Fondazione, consultando soltanto tre operatori economici, avrebbe in questa vicenda seguito “le procedure previste dal Codice degli Appalti, che consente la licitazione privata sotto un importo di poco inferiore ai 210 mila euro”.
In realtà, il codice dei contratti fissa la regola generale per cui i contratti pubblici devono essere affidati, previa pubblicazione di bando. E ne ammette la deroga, solo in due casi particolari e ben circostanziati; ovvero nel caso si applichi la procedura di cottimo fiduciario: previa approvazione di un provvedimento amministrativo per specifiche ipotesi ben delineate e con l’obbligo di consultare, in caso di importi pari o superiori a 40 mila euro, almeno cinque operatori economici idonei. E nel caso di procedura d’eccezione di cui all’art. 57, che alcuni chiamano “licitazione privata” in ossequio alla precedente normativa sugli appalti pubblici, da applicare in ipotesi eccezionali (gara deserta o nessuna offerta “appropriata”, “esecutore determinato” per ragioni tecniche o artistiche o estrema urgenza per eventi imprevedibili), con l’obbligo di consultare almeno tre candidati. Merita sottolineare che le circostanze invocate a giustificazione dell’estrema urgenza non devono essere imputabili all’ente appaltante (o alla sua inerzia). In questo caso, parlando di un evento come il Carnevale, che sappiamo viene organizzato in un determinato periodo ogni anno, difficilmente si può fondare il ricorso alla cosiddetta “licitazione privata” per imprevedibilità dell’evento o urgenza di provvedere. Detto questo resta da dire che la procedura seguita dalla Fondazione, come descritta dal prof. Pozzoli sembra più simile alla frittura mista alla viareggina, specialità della casa, che mescolando gli ingredienti a piacere finisce per servire il solito boccone amaro, e indigesto, per i viareggini.
In ogni modo alla fine, dei tre operatori interpellati è risultata vincitrice la ditta fiorentina Allextire, che ha presentato un’offerta spropositatamente più bassa rispetto agli altri due contendenti. Anche riguardo a questo aspetto merita ricordare, sempre facendo riferimento al Codice dei contratti, che nella predisposizione delle gare e nella valutazione di un’anomalia delle offerte, le amministrazioni pubbliche sono tenute a valutare che il valore economico sia adeguato e sufficiente rispetto al costo del lavoro e al costo relativo alla sicurezza, il quale deve essere specificatamente indicato e risultare congruo rispetto all’entità e alle caratteristiche dei lavori, dei servizi o delle forniture.
Altra questione: la ditta vincitrice dell’appalto risulta collegata, per un intreccio di relazioni tra soci, con Sicrea. Già nell’edizione 2015 questa azienda era stata ingaggiata per reclutare partecipanti al circuito dello street food organizzato in piazza Mazzini, adesso gestirà tutte le attività commerciali ambulanti presenti al corso, un compito prima svolto in proprio dalla Fondazione attraverso il lavoro del suo direttore (con stipendio a cinque zeri) coadiuvato da una segretaria, che tra l’altro riusciva a garantire guadagno diretto e un’entrata sicura per l’Ente. A questo punto ci chiediamo anche secondo quali procedure la suddetta ditta si è aggiudicata in origine l’appalto, e in base a quale disposizione le è stato rinnovato il contratto per il 2016. Visto che tra l’altro la sua presenza sembra irrinunciabile, riconfermata infatti “sebbene i risultati dello scorso anno -come si leggono testuali parole sulla relazione allegata al bilancio programmatico- non siano stati esaltanti”. Tant’è: “ma quest’anno -ancora testuali parole- ci aspettiamo molto di più”….Ebbene, noi invece non sappiamo più cosa aspettarci.. Specialmente quando ci vengono a dire che tutte queste operazioni vengono fatte per risparmiare, e la parola dissesto diventa l’imperativo per chiedere alla cittadinanza sacrifici a tutti i costi.. mentre invece, secondo a chi tocca, il risparmio resta un optional (qualche esempio, tra le ultime mosse dell’amministrazione Del Ghingaro l’aumento deciso per gli emolumenti dei dirigenti comunali, l’incremento del compenso degli amministratori di Sea, la riconferma del direttore generale del Festival Pucciniano per una spesa di 120 mila euro annui). A questo punto chiederemo a breve un incontro con il triumvirato che detiene le redini del Carnevale per approfondire pubblicamente e rendere trasparente questa faccenda, chiedendo nel contempo conto di un'altra voce di spesa, quei 90 mila euro circa per il noleggio di non si sa bene cosa, che fu al centro anche delle attenzioni di Szorenyi nell’articolo “tagliaspese” sul bilancio del Carnevale dello scorso anno, scritto prima che l’ingegnere si presentasse sotto la lista Del Ghingaro alle ultime elezioni e diventasse fiduciario del Sindaco all’interno della Fondazione. Anche a lui, armato a suo tempo di così buone intenzioni, ci sarebbe da chiedere soprattutto cosa si è fatto per ridurre la voce di 200 mila euro per le retribuzioni, più 80 mila circa per i contributi del personale amministrativo.
E da questa vicenda ci sarebbe da prendere spunto per chiedere conto anche delle procedure di gara svolte dal comune di Viareggio e dalle sue partecipate, spingendo in direzione di un aggiornamento urgente - così come richiesto dalla normativa nazionale, del piano triennale prevenzione corruzione del Comune, soprattutto in riferimento agli affidamenti diretti dell’Ente e del sistema largamente fallimentare delle società satelliti.
Movimento 5 Stelle Viareggio