lunedì 19 novembre 2018

“Il voto di scambio politico-mafioso”

Mario Giarrusso senatore del M5S, presenta il libro “Il voto di scambio politico-mafioso”. L'appuntamento è in programma per lunedi 19 novembre nei locali della Croce Verde di via Garibaldi a Viareggio; e' prevista la partecipazione dei portavoce locali del Movimento Annamaria Pacilio e Gabriele Bianchi, rispettivamente rappresentanti del 5 stelle in consiglio comunale l'una e in consiglio regionale l'altro (modera la giornalista Donatella Francesconi). Si tratta di un libro scritto a quattro mani dal componente della commissione antimafia Mario Michele Giarrusso insieme allo scrittore da sempre impegnato sui temi della legalità' e del malaffare, Andrea Leccese, Attraverso l’excursus della fattispecie del reato del voto di scambio politico-mafioso e la narrazione delle vicende ad esso collegate, il libro affronta un tema di scottante attualità evidenziando l’incapacità dello Stato di porre fine a un fenomeno sempre più diffuso, troppo soesso misconosciuto, ma che alla fine fa la differenza in un paese davvero democratico dove i cittadini possono esprimere un voto davvero libero da pressioni e condizionamenti.

"La mafia, ormai, non è più soltanto quella con la lupara e la coppola. Ha indossato la cravatta, diversificato i propri interessi e si è ramificata nelle varie articolazioni della società, dalle istituzioni all’economia. Per parlare dello scambio di voto politico mafioso non occorre mobilitare il classico repertorio degli intrighi di palazzo o riferirsi alle roccaforti della malavita organizzata  in mano ai grandi clan. Quello che interessa, al di là della presenza concreta della mafia  anche in Versilia, che  è un fatto appurato, è parlare dell' estensione del concetto di mafia per comprendere appieno  l'entità del problema. Mafia  è quello che succede quando un insieme  di persone si avvale della forza del vincolo associativo per perseguire scopi illeciti, che vanno al di là della legge,  imponendo gli interessi propri o di un gruppo ristretto a danno della collettività. Basta guardarsi intorno. Vedere cosa succede quando la politica  agisce per fare gli interessi di pochi a danno dei molti. E forse abbiamo una chiave di lettura anche per il dissesto della nostra città.
"La mafia, è un fatto notorio, controlla gran parte dei voti in Sicilia", diceva Giovanni Falcone ma ad oggi, è noto  che l'ambito si sia allargato coinvolgendo i luoghi più impensati e insospettabili del Paese. Sappiamo che che oggi la criminalità di tipo mafioso è un sistema che  condiziona la vita pubblica dove trovano predominio individui o gruppi con elevata disponibilità finanziaria che proprio grazie agli enormi capitali che gestiscono, sono in grado di influenzare in maniera determinante gli indirizzi politici, e non solo, di chi governa lo stato , come di chi governa un piccolo paese, basandosi  su una fitta rete di illecite relazioni che coinvolgono ogni ambito e livello di potere.
  I cittadini sanno bene  del mercimonio che si fa dello Stato, delle sopraffazioni, dei favoritismi, delle discriminazioni.  Ma gran parte di loro è sotto ricatto. Hanno ricevuto favori, oppure vantaggi magari che erano anche dovuti, ma sono stati ottenuti solo attraverso i canali dei partiti e delle loro correnti, oppure pensano di riceverne, o temono di non riceverne più. Così agiscono di conseguenza . Su questi presupposti  nasce il voto che comporta favori , coinvolge rapporti clientelari, mobilita candidati che mettono in gioco  interessi privati o di un gruppo o di parte.  La vera forza della delinquenza mafiosa risiede nella sua capacità di insinuarsi nelle pieghe pieghe della società civile, creando  rapporti con la politica, la pubblica amministrazione e l'imprenditoria, ma non solo, penetrando in totale segretezza nei circoli massonici: le logge coperte riuniscono potentissimi imprenditori, banchieri, professionisti, magistrati e dirigenti di vario genere.  Grazie alla "massoneria deviata", i mafiosi cercano di agire indisturbati allacciando i legami giusti per mettere al sicuro i propri denari guadagnati con traffici illeciti,  per agire in modo "occulto" ed indisturbato, portare a termine i loro loschi affari uscendone impuniti.
Così quando la politica si accorda con le mafie quello che tutti dovrebbero avere di diritto diventa un privilegio di pochi . Non accade quasi mai che la criminalità organizzata chieda denaro ai politici: le organizzazioni hanno a disposizione montagne di denaro sporco, proventi di estorsioni, traffico di droga e ogni altro illecito. Piuttosto le mafie hanno bisogno di rete di contatti, di favori, di informazioni utili, così scambiano voti con promesse di appalti, poltrone , posti di lavoro, favori, leggi, atti amministrativi a proprio vantaggio. D'altra parte la mafia non è solo un’organizzazione criminale. È anche un’azienda efficiente che produce una quantità impressionante di denaro da riciclare e immettere nell’economia legale. Denaro che fa gola a tutti, a certi imprenditori, ma anche a certi politici disonesti. Sì perchè  La mafia produce consenso politico. Col denaro si fanno le campagne elettorali, si comprano pacchetti di voti. Ma il politico eletto grazie ai boss non è libero, deve sempre qualcosa in cambio : qualche svista, qualche norma, concorso o gara di appalto  "su misura", qualche provvedimento che finisce inavvertitamente per favorire l’impresa infiltrata dalla mafia.  La coabitazione tra mafia e politica, alimentata da consistenti vantaggi reciproci, è un male ormai "strutturale" e non accidentale. 
In Italia il voto di scambio politico mafioso è un problema enorme perché mina la fiducia che i cittadini hanno nelle istituzioni, dà un enorme potere alle mafie e rende ricattabili tutti noi.  Perciò siamo sotto assedio.
Criminalità organizzata e Stato sono legate, nelle loro interlocuzioni più alte, da un legame che si esplicita attraverso un sistema di corruzione che via via scivola verso il basso coinvolgendo così anche comuni cittadini. Il piccolo favore, in cambio della piccola mazzetta, non è altro che il figlio del grande appalto truccato e assurge così a sistema sociale cancellando di fatto i diritti, sostituiti dai privilegi. 
Ecco perché democrazia e legalità vanno insieme, e se da un lato c'è lamafia, la corruzione sta dall'altra faccia della medaglia cancellando i diritti e la democrazia. Nel piccolo, se  ho i requisiti, ad esempio, per accedere a un alloggio pubblico e attraverso la corruzione quell’alloggio viene dato a chi ha meno titoli di me, il mio diritto è stato cancellato. Così come se il posto di lavoro, o un appalto viene promesso a qualche amico degli amici, lascia sul campo i diritti del più meritevole.
Sosteneva Nando Dalla Chiesa che la "La vera forza della mafia sta fuori dalla mafia". Ebbene   se la mafia avesse potuto contare solo sui mafiosi, i tanti duri colpi subiti l'avrebbero azzerata. Si tratta dunque di un qualcosa di cui tutti in primis dobbiamo sentirci responsabili per l'influenza che comportamenti complici e ad essa funzionali dello Stato ,ma anche di noi semplici cittadini, hanno sulla sua voracità permettendole  di espandere la propria influenza ben oltre la stretta cerchia criminale.
 Di qui l'importanza di promuovere una cultura  della legalità, che vada di pari passo con la promulgazione di leggi davvero incisive ed efficaci, che possono essere fatte da persone credibili come Giarrusso (definito un uomo pericoloso per la mafia, in un'intercettazione,  da uno dei maggiori boss di Cosa Nostra), persone che vogliono davvero combattere questo fenomeno e recidere i legami fra mafia e istituzioni:  chi crede nella democrazia, e lo ha dimostrato chiedendo ai propri candidati di mostrare una fedina penale immacolata, non può tollerare luoghi inviolabili, esentati dal controllo , né chiudere gli occhi di fronte all'esistenza del potere invisibile. 
"Potrebbero esistere mafia, camorra o 'ndrangheta senza gli appoggi?"
No, "potrebbero rimanere solo banditi di strada".
Parola di Carmine Schiavone."

Annamaria Pacilio
Portavoce Consigliera Movimento 5 Stelle Viareggio





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