L'ipotesi
della vendita delle concessioni della Passeggiata, paventata
dall'assessore al bilancio nello scorso consiglio comunale, ci trova
oltremodo contrari.
La cessione dei diritti è una battaglia di retroguardia, che ha mostrato tutti i suoi limiti già al tempo dell'esperienza Marcucci.
Si va ad alienare - e a perdere definitivamente quindi - una voce che assicura al bilancio comunale entrate certe e costanti nel tempo, di cui invece c'è assoluta necessità.
Insomma: meglio un uovo (pur piccolo) oggi che una gallina domani.
L'azione poi ricorda, neanche tanto vagamente, la vendita di SEA Gas o l'ipotesi di alienazione delle farmacie comunali, di "lunardiniana memoria".
Tutte voci che portavano - o ancora portano - introiti certi e costanti alle asfittiche casse dell'ente comunale.
Il problema del bilancio, ci viene detto e ripetuto, è la mancanza di liquidità, che costringe a continue anticipazioni di cassa.
E si vorrebbero cassare quelle poche voci che ancora ne assicurano un minimo?
Si intervenga piuttosto sulle società partecipate (almeno tre) in liquidazione da anni, si eliminino le consulenze, troppo spesso immotivate e sproporzionate, si progettino investimenti a costo zero per il risparmio energetico e la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione e un controllo serrato su tutte le partite di giro di milioni di euro che transitano tra le diverse partecipate e l'ente.
Queste sono le scelte coraggiose e lungimiranti che dovrebbero essere appannaggio di un'amministrazione di "sinistra".
Non la vendita dei beni comuni mascherata, come un consigliere di maggioranza voleva farci credere, da "redistribuzione della ricchezza".
La cessione dei diritti è una battaglia di retroguardia, che ha mostrato tutti i suoi limiti già al tempo dell'esperienza Marcucci.
Si va ad alienare - e a perdere definitivamente quindi - una voce che assicura al bilancio comunale entrate certe e costanti nel tempo, di cui invece c'è assoluta necessità.
Insomma: meglio un uovo (pur piccolo) oggi che una gallina domani.
L'azione poi ricorda, neanche tanto vagamente, la vendita di SEA Gas o l'ipotesi di alienazione delle farmacie comunali, di "lunardiniana memoria".
Tutte voci che portavano - o ancora portano - introiti certi e costanti alle asfittiche casse dell'ente comunale.
Il problema del bilancio, ci viene detto e ripetuto, è la mancanza di liquidità, che costringe a continue anticipazioni di cassa.
E si vorrebbero cassare quelle poche voci che ancora ne assicurano un minimo?
Si intervenga piuttosto sulle società partecipate (almeno tre) in liquidazione da anni, si eliminino le consulenze, troppo spesso immotivate e sproporzionate, si progettino investimenti a costo zero per il risparmio energetico e la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione e un controllo serrato su tutte le partite di giro di milioni di euro che transitano tra le diverse partecipate e l'ente.
Queste sono le scelte coraggiose e lungimiranti che dovrebbero essere appannaggio di un'amministrazione di "sinistra".
Non la vendita dei beni comuni mascherata, come un consigliere di maggioranza voleva farci credere, da "redistribuzione della ricchezza".
MoVimento cinque Stelle Viareggio
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