lunedì 28 dicembre 2015

“Al Pucciniano Natale di sacrifici e…vacche grasse”.


Natale di sacrifici al Pucciniano dove i dipendenti aspettano ancora arretrati di stipendio. Ma intanto viene riconfermata, seppur nemmeno tale ruolo sia previsto nello Statuto, la direzione a Franco Moretti con un corrispettivo di più di 100 mila euro l’anno: uomo di spicco del Festival, in servizio profumatamente remunerato fin dall’epoca Marcucci, che sta diventando vecchio seduto ben saldo negli uffici della Fondazione, resistente al cambio delle stagioni quanto a quello dei sindaci. Nonostante la cronica mancanza di soldi e le difficoltà economiche che soffre la Fondazione pucciniana, il consiglio di indirizzo ha deliberato il rinnovo della carica del direttore generale a Moretti, con un compenso appena abbassato al lordo delle ritenute di 120 mila euro, peccato che tale figura non è più prevista dallo statuto del Pucciniano e che, dunque, non ha più ragione di essere, eliminata a suo tempo per volere dell’ex sindaco Betti. Lo statuto non lo prevede ma nemmeno lo vieta, questa la spiegazione di chi ha appoggiato la scelta, che pare un insulto al buon senso, proprio ora che si chiede a tutti di tirare la cinghia. Ma era cosi necessario rinnovare tale carica ci domandiamo, visto che il contratto del controverso dirigente, accompagnato negli anni dalla gentile consorte che da sempre lo affianca come addetto stampa ieri e con un ruolo più sfumato verso le pubbliche relazioni oggi, in seno anche alla Fondazione Carnevale oltre che al Pucciniano, era ormai giunto alla sua scadenza naturale? E quale momento più favorevole sarebbe stato eventualmente guardarsi intorno e assumere un persona più competente e di comprovata esperienza, finalmente slegata dalle solite logiche di potere, anche a meno della metà del suo compenso, visto i momenti difficili che stiamo attraversando? Vorremmo anche sapere come si armonizza tale scelta con la decisione del sindaco che ha di recente dichiarato di voler mettere insieme le due fondazioni, dove quella del Carnevale vede già una figura di direttore generale assunta a tempo indeterminato. Forse la spiegazione è che certi personaggi, non si sa per quale logica, sembra impossibile poterli mettere a riposo. Moretti. Dai primi anni ’90 factotum, collaboratore a tutto tondo della Fondazione Festival Puccini: comunicazione, marketing, ma anche la ricerca di sponsor, le sue specialità, e poi relazioni esterne e i rapporti con la stampa, fino ad arrivare a ricoprire il ruolo di coordinatore generale prima e di direttore generale poi all’interno della Fondazione, promosso nel 2008 al rango super dirigente a contratto ( 140 mila euro l’anno) in scadenza a fine dicembre, e appena riconfermato. E’ lui il vero deus ex machina che tutto può: la vecchia dirigenza parla di missioni all’estero autorizzate da se stesso, senza il nulla osta del cda, decisioni prese a proprio arbitrio con la firma su contratti senza l’assenso della presidenza, imbarazzanti situazioni di palese conflitto di interesse. Tra l’altro su di lui pende una causa in corso con una richiesta di risarcimento di 26 mila euro per aver avallato durante la gestione Nicolai un bando indirizzato su corsia preferenziale e ha un’altra questione aperta in tribunale per la denuncia di una dipendente del Festival che ha presentato richiesta danni nei confronti della Fondazione, un’altra spada di Damocle che grava su un bilancio del Pucciniano già fortemente provato. A pesare su tutto anche le parole della Corte dei Conti che nella sentenza del 2010 relativa alla costruzione dei Gran Teatro parla di «Confusione amministrativa, già segnalata ed accertata, che ha caratterizzato l’operato della Fondazione nel periodo di riferimento». In quel frangente ci si occupa anche dell’incarico ricevuto all’epoca da Franco Moretti: responsabile unico del procedimento per la costruzione del nuovo teatro, nonostante non avesse le competenze in quanto ragioniere . Figuriamoci che tale illustre esperienza viene anche annoverata nel curriculum vitae sul sito della Fondazione dove tra le sue esperienze nel Festival Puccini si legge, testuali parole“ La costruzione del Nuovo Gran Teatro Giacomo Puccini anche nel ruolo di RUP”, ruolo che ironia della sorte, appunto non poteva neppure assumere. Eppure nella sentenza di condanna «risultano dimostrate sia la violazione della normativa di riferimento sia la mancanza di qualsiasi contatto con il Comune finalizzato a risolvere il problema organizzativo in sede di nomina del Rup Moretti». Quisquilie… Moretti in 15 anni di attività ha percepito compensi per oltre un milione di euro insieme alla moglie Alessandra Delle Fave ( in forza anche alla Fondazione Carnevale come addetta alle relazioni esterne) che in barba al conflitto di interessi, all’interno del Pucciniano si è occupata di marketing, sponsorizzazioni e ufficio stampa: anche dopo l’affidamento dell’incarico con bando pubblico della scorsa primavera a una cooperativa di giornalisti di Firenze, non ha mai lasciato il suo posto, continuando a rispondere al telefono del suo ufficio al Pucciniano, sarebbe rimasta a lavorare gratuitamente come dalla stessa pr confermato, confluita comunque, con o senza stipendio, perché nulla è dato sapere trattandosi di rapporti interni, nelle file della “Headline-giornalisti associati”, i vincitori del bando. Peccato che non è mai stata iscritta all’albo dei giornalisti, forse nemmeno il commissario della Fondazione Carnevale se n’è ancora accorto, e in ogni caso che importa, tanto di addetti stampa Burlamacco ne ha due, melius abundare quam deficere. Come in riva al lago di Massaciuccoli dove con la riconferma non dovuta del direttore generale si è persa nuovamente l’occasione per tagliare i ponti col passato e la svolta tanto annunciata in campagna elettorale è rimasta ancora una volta inesorabilmente al palo. Certo Del Ghingaro lo aveva detto che la sua sarebbe stata un’amministrazione di cambiamento sì ma nel segno della continuità, non per niente appena eletto aveva stretto la mano a tutti gli ex sindaci dell’ultimo ventennio con tanto di foto ricordo da mettere nell’album di famiglia: Cosa c’era da aspettarsi?”

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