mercoledì 18 dicembre 2013

​Resoconto dell’ispezione alla struttura del CISAM


Nella mattina del 17 dicembre 2013 il gruppo, composto dal Portavoce parlamentare Massimo Artini e da Christian Balloni, Giuseppe Grillotti, Marco Valiani, attivisti di Livorno e dal Portavoce comunale di Viareggio Maximiliano Bertoni, si è recato alla sede del CISAM per condurre un’ispezione delle strutture e valutare il processo di dismissione (decommissioning) del reattore sperimentale e della componentistica associata.

A rispondere alle domande e ad accompagnarci nel sopralluogo, oltre all’Ammiraglio Domenico De Bernardo, erano presenti tecnici e responsabili dell’Esercito e della Marina Militare.

Buona parte delle domande è stata posta durante il briefing iniziale, le altre durante la visita.



La prima questione affrontata è stata quella riguardante il Trizio contenuto nelle acque di raffreddamento e schermatura del reattore, sotto forma di “acqua triziata” HTO. Premettendo che i livelli di Trizio si sono ridotti a quasi un ottavo in conseguenza al tempo di decadimento del radionuclide (di circa 12 anni) essi sono poi rimasti pressoché invariati a seguito del trattamento per evaporazione, attestandosi sui 55/80 Bq/L.
A detta dell’Ammiraglio e del suo staff il Trizio non rappresenta un problema in quanto, oltre ad una bassa energia di decadimento e ad una concentrazione comunque sotto i limiti di legge (che sono convenzioni basate sull’esposizione di un bambino prodottasi dall’insieme di 1000 ore di navigazione sulle acque contaminate, 100 ore di balneazione nelle stesse e ripetuto ingerimento di prodotti coltivati utilizzando la stessa per irrigazione) esse saranno diluite con un fattore di 1 a 1500 e questa - a parere dei militari - rimane, comunque, la scelta migliore.
Si aggiunge a questo che l’impianto di distillazione sottovuoto (di cui si allega il MANUALE D'USO) di proprietà del CISAM, costato 200.000€, costruito dall’azienda Formeco Srl di Padova ed in uso alla Lainsa (vincitrice dell’appalto per il trattamento delle acque) è stato definito come la migliore tecnologia attualmente disponibile, con la capacità di abbattimento e rimozione del 99,9% dei componenti radioattivi. Questo a differenza delle resine a scambio ionico, in possesso dell’impianto e che sono rimaste attive dalla chiusura dello stesso (1980) fino al 1998, che hanno una capacità di abbattimento dell'attività dei radionuclidi pari al 98% degli elementi presenti. Anche questo sistema non sarebbe, comunque, in grado di eliminare l’acqua triziata e si presenterebbe come maggiormente oneroso.

L’Ammiraglio ha più volte dichiarato di aver utilizzato i sistemi più economici che, allo stesso tempo, rappresentassero la migliore soluzione possibile, e di aver perseguito lo scopo di massima riduzione del volume di rifiuto da stoccare, rappresentando questo un costo cospicuo a lungo termine. Ha poi spiegato che la parte solida rimanente, dopo il trattamento di distillazione, sarà pari ad un centesimo del volume di partenza: 7,5 m3.
L'Ammiraglio ha inoltre precisato che non si è voluto procedere ad uno scarico delle acque della piscina tal quale, senza trattamento (anche se questo avrebbe rispettato le formule di scarico), per fornire ulteriore tutela e garanzia alla salute pubblica.
Parimenti non si è proceduto allo scarico diretto in mare, per avere la possibilità, tramite campionamento di “bianchi” delle matrici ambientali (acque, sedimenti, pesci, ecc) del Canale dei Navicelli, di visionare costantemente l’eventuale impatto sull’ambiente apportato dallo scarico.

L’Ammiraglio non ha potuto fornire dati sulla mortalità per cancro dei lavoratori operanti nel corso degli anni dell’attività dell’impianto in quanto non in suo possesso ma del Ministero della Difesa. Il Deputato Artini si è impegnato a reperire gli stessi presso il Ministero competente.

L’Ammiraglio ha tenuto a smentire che al CISAM fosse stoccata componentistica proveniente da sommergibili russi. Ha invece asserito che presso lo stesso sono presenti barre stabilizzatrici in uranio impoverito e parti di aeromobile (nello specifico elicotteri), provenienti dal deposito di La Spezia nel 2004, già inglobati in malta cementizia, all'interno di monoliti, prima del trasporto e stoccate nel deposito. Nella struttura sono anche stoccati rifiuti provenienti da ospedali, ma unicamente quelli militari.

L’Ammiraglio ed il suo staff si sono mostrati disponibili ad un campionamento e ad analisi condotte da un laboratorio terzo ad ENEA o ARPAT, nel rispetto di protocollo di campionamento, trattamento e conservazione dei campioni, standardizzato. È stato fatto presente che ogni campionamento effettuato fino ad ora è stato condotto prelevando tre dosi di ogni tipologia di acqua analizzata: una per l’analisi di ENEA, una per le analisi interne ed una per eventuali analisi di revisione. Il costo della singola analisi è di € 9.000, senza la valutazione del costo della progettazione del protocollo e del campionamento (si stima sui € 15.000, comprensivo del costo di un laboratorio privato in quanto ENEA ha costi più bassi del normale).

La strumentazione per l’evaporazione è alloggiata in una struttura esterna al reattore, comunicante con lo stesso tramite un tubo incamiciato utilizzato per prelevare - previa filtrazione di eventuale materiale sospeso - in continuo l’acqua.
L’impianto è stato fermato unicamente in corrispondenza delle operazioni di pulizia effettuate dopo il trattamento dei primi 6 lotti. Si procederà d’ora in poi a stopparlo dopo il trattamento di 5 porzioni in quanto sono stati osservati aumenti nella concentrazioni di Cesio-137 alla sesta quota trattata.
L’acqua, dopo le operazioni di trattamento, viene conservata per un mese, in attesa dei risultati delle analisi, in appositi contenitori in PVC (acquistati da un’azienda di Pisa) e vetroresina (forniti dalla Lainsa) da dove viene poi trasferita, mediante autobotte attrezzata (sempre la medesima), all’impianto di depurazione di Pisa Sud, dove viene diluita e riversata nel Canale dei Navicelli.
Sotto ai contenitori è posta una guaina in PVC con bordi rialzati, atta a contenere eventuali perdite.
Si è empiricamente osservato che l’acqua stoccata nei contenitori di vetroresina presenta valori di radioattività leggermente più alti di quella conservata nei barili di PVC (NdR probabilmente a causa di fenomeni di adsorbimento causati dalla differenza di porosità del materiale).

Durante la visita delle porzioni di impianto successive abbiamo indossato dei rilevatori di radiazione totale assorbita (in milliSievert) che si sono mantenuti sempre a livello zero.

All’interno dell’edificio del reattore sono state allestite delle camere interne protette o strutture SAS (Safety Area Service) aree di contenimento entro le quali sarà lavorato e tagliato il materiale ferroso proveniente dalla piscina, senza necessità quindi di operare all’interno della stessa utilizzando l’acqua come schermo.
C’è da dire a proposito di queste aree che non sono dotate delle cosiddette “docce calde” ovvero docce di decontaminazione per gli operatori, alloggiate invece in un'altra area del reattore. Questa mancanza è stata fatta notare ai responsabili dell’impianto.

La piscina del reattore risulta attualmente piena per meno della metà del totale; circa 170 m3 residui di acque di raffreddamento, mentre ulteriori 200 m3 sono alloggiati nella cassa di espansione esterna all'edificio del reattore.
È stato inoltre sottolineato che l’acqua contenuta nella vasca viene tenuta costantemente in movimento, tramite pompaggio, per rendere il più possibile omogeneo il contenuto ed uniformare le concentrazioni degli elementi contenuti nell’acqua. Non si dovrebbero quindi registrare significative variazioni di concentrazione a seconda della quota del liquido.
Non essendo più presenti né le barre di combustibile né quelle di controllo, la parte impiantistica relativa ad esse, sita nella sala di controllo e risalente al 1957, risulta disattivata. Resta invece attiva la parte coeva relativa ai sistemi di pompaggio e quella del controllo atmosferico: una volta che le porte del reattore sono chiuse dovrebbe essere infatti presente una lieve depressione (un millesimo di atmosfera) atta ad impedire la fuoriuscita di contaminanti gassosi.

Al termine della visita al reattore Giuseppe Grillotti e l'ing. Cimini sono risultati contaminati ad un guanto e/o calzare, una volta eliminato il dispositivo di protezione il risultato è ritornato negativo.

All’esterno del reattore, sul lato sud, è presente invece uno “shelter” (riparo simile ad un container) visitabile in cui sono alloggiati alcuni rifiuti, non ancora condizionati, di II categoria, come filtri dell’aria, tubazioni, apparecchiature ed altro.
Ogni oggetto era conservato in una sacca di plastica sigillata da nastro adesivo. Una di queste presentava una lacerazione. Ogni oggetto era identificato da una etichetta di inventario.
Durante la visita dello stesso il contatore geiger di cui era dotato uno degli accompagnatori forniva dei valori che oscillavano tra gli 0,05 μSv (microSievert) e gli 0,30 μSv.

Poco distante da questo era invece collocato il magazzino dei monoliti, consistenti o in fusti di acciaio (costruiti a Piombino e costati circa 1.200€ cadauno) al cui interno sono immersi i rifiuti incorporati in malta cementizia ed eventualmente schermati con Piombo, se di nuova generazione o in contenitori costruiti in cemento armato e contenenti i rifiuti trattati nel medesimo modo, se di vecchia concezione e in altri fusti semplici.
Questi ultimi, prima che venisse costruito l’attuale magazzino, nel 2005, sono stati stoccati sotto ad una tettoia, scoperta sui quattro lati ed esposta alle intemperie. La stessa era comunque dotata di un sistema di raccolta e controllo di eventuali percolati.
L’attuale magazzino è dotato di sistema antincendio, monitoraggio atmosferico e di sistema e controllo di eventuali liquidi prodotti da perdite. E' stato realizzato con criteri antisismici, ma non è in grado di resistere all’impatto di un aereo che potrebbe precipitarvi sopra.
La spiegazione data è che non si è ritenuto necessario provvedere a queste specifiche in quanto il materiale così condizionato non presenta pericolosità tali da rendere necessarie queste misure. Nell’ipotesi di un incidente è stato calcolato (in via del tutto teorica) che la popolazione non risentirebbe di un’esposizione maggiore di 1 mSv, che rappresenta la dose massima accettabile per legge.
Durante la visita i due contatori hanno misurato oscillazioni variabili tra gli 0,30/0,60 μSv fino a raggiungere quota prossima ai 7,00 μSv se avvicinati ai monoliti contenenti il materiale ad attività maggiore.

Nella struttura sono presenti attualmente oltre 920 monoliti, ordinati cronologicamente rispetto alla produzione degli stessi, oltre a porzioni di materiale non condizionato o precondizionato, contenuto in fusti di diversa tipologia.

EDIT 20/12/'13: integrazioni al testo a seguito di alcune precisazioni dell'ing. Russo, dello staff del CISAM.

Maximiliano Bertoni

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