giovedì 11 gennaio 2018

Acido peracetico.

Avanti tutta con la sperimentazione ad ogni costo. Viene infatti annunciato trionfalmente il passaggio alla fase 2 del progetto con l'immissione in alveo entro febbraio del composto chimico, esteso questa volta anche nei fossi compresi nel Comune di Pietrasanta. Ciò nonostante i risultati poco confortanti sull'efficacia di disinfezione, così come confermato nei pareri formulati da ARPAT, nonostante l'alto costo del progetto (i cui fondi potevano essere mirati solo ad interventi strutturali su depuratori e fogne, utili a risolvere una volta per tutte il problema dell'inquinamento) e i dubbi per quanto riguarda il rischio ambientale e la salvaguardia della salute pubblica. Si tratta infatti di un progetto sperimentale, che non garantisce di star tranquilli per quanto riguarda la salute dei cittadini e dell'ambiente. L'acido peracetico nell'uso che se ne sta facendo in Versilia per la disinfezione delle acque superficiali, non è infatti contemplato dalla normativa ambientale, e addirittura viene considerato potenzialmente co-cancerogeno, come riportato nelle schede didattiche dell'Università di Ferrara.
Che ne è del principio di precauzione su cui si basa la normativa europea quindi italiana grazie al quale non si utilizza una sostanza fino a che non vine dimostrata la sua sicurezza?
Nonostante i modesti risultati raggiunti e le perplessità di ARPAT, si va avanti in un gioco forza che vede da una parte il Comune di Camaiore in prima linea a spingere già da ora per proseguire oltre la naturale scadenza prevista nel 2019, mentre una delle prescrizioni di ARPAT era che venissero definiti i tempi della sperimentazione (era stata indicata la durata di due anni) oltre i quali, anche con risultati positivi, non si utilizzerà la tecnica essendo questa una soluzione temporanea. Uno dei punti critici individuati, il sistema di dosaggio dell'acido. ARPAT concorda con l'Universita di Pisa sulla necessità di migliorare il sistema di regolazione e controllo dell'acido ponendo una regolazione con un valore residuo di acido pari a 0,5 mg/l per maggior cautela rispetto alla soglia di allarme (impostata a 1,0 mg/l) viste le incertezze di misura finora evidenziate.
Perché si decide di andare anche oltre?
Si scrive parimenti che viene ritenuto indispensabile che la Regione Toscana acquisisca rapidamente un parere dal Ministero.
E' stato fatto?
Nel frattempo, di acqua ne è passata, insieme con l'acido, sotto i ponti. Si legge ancora: Unipi ha consegnato una relazione che la Regione Toscana invierà al ministero dell'Ambiente finalizzata all'ottenimento di un'autorizzazione all'uso dell'acido in acque superficiali.
E' stata ottenuta visto che il PAA non è una sostanza presente negli elenchi della Tab. 3 All. 5 parte 3° del D.lgs. 152/06 "Valori limite emissione in acque superficiali"?
Gli interrogativi aumentano, per ora senza ricevere risposta.


MoVimento 5 Stelle Versilia

Nessun commento:

Posta un commento